IL “MOVIMENTO” DI IDEE E PROGETTI LANCIATO DALL’EX-SEGRETARIO DEL PD NON E’ UNA CORRENTE, COME NON LO E’ QUELLO LANCIATO DA IGNAZIO MARINO DURANTE LA CAMPAGNA CONGRESSUALE DELLO SCORSO ANNO – NON C’E’ DUNQUE ALCUNA INCOMPATIBILITA’ TRA L’ADESIONE ALL’UNO E ALL’ALTRO: ANZI, A ME SEMBRA CHE SIA POSSIBILE E NECESSARIA LA CONVERGENZA TRA DI ESSI, SUL PRESUPPOSTO DI UNA COMUNE CONCEZIONE DELLA LAICITA’ DEL PARTITO, PER RIDARE AL PARTITO STESSO SLANCIO E CREDIBILITA’
Lettera pervenuta il 18 settembre 2010 – Segue la mia risposta
Caro senatore,
poiché vedo che lei è uno che non si offende delle critiche e risponde a tutti mi azzardo a chiederle anche a nome di altri membri del circolo Pd a cui appartengo di spiegarmi il significato della sua firma sotto il documento presentato nei giorni scorsi da Walter Veltroni. Ricordo che l’anno scorso al congresso del Pd lei aveva sostenuto la candidatura di Ignazio Marino, spiegando i motivi per cui aveva rifiutato di sostenere Dario Franceschini, appoggiato dallo stesso Veltroni. […] Ho sempre seguito con grande attenzione la sua attività parlamentare condividendone sempre l’ispirazione di fondo, ma non le nascondo la nostra perplessità di fronte al suo passaggio da Marino a Fioroni. Questo è il motivo per cui ora vorrei capire la ragione di questa sua scelta. […]
Viola Iannaccone
In un editoriale del 27 settembre dell’anno scorso spiegai i motivi per cui non avevo aderito alla mozione di Franceschini, che pure avrebbe dovuto costituire la mia scelta naturale: non condividevo le timidezze e il politichese di quella mozione in materia di politica del lavoro e non condividevo la sua chiusura nei confronti dei socialisti e dei radicali. Per motivi esattamente inversi, al congresso sostenni invece – sul piano nazionale – la mozione di Ignazio Marino, con il quale ho poi continuato e spero di poter continuare ad avere uno stretto rapporto di collaborazione e dialogo, nutrendo per lui una grande stima.
Di Ignazio Marino ho sempre apprezzato la chiarezza coraggiosa, il “sì sì, no no”; dalla stessa chiarezza coraggiosa – indispensabile per costruire una alternativa credibile al centrodestra – Marino ha sempre chiesto che sia caratterizzato il comportamento di tutto il Pd. Ora, chiarezza e coraggio mi sembrano essersi un po’ persi nelle posizioni assunte dal nostro partito, soprattutto nel corso di questi ultimi mesi. Non ne vedo nella politica del lavoro e industriale (mi riferisco all’inconsistenza delle proposte contro il dualismo nel mercato del lavoro, ma anche alla posizione assurda sull’accordo di Pomigliano: “… sì, purché sia un’eccezione” ); né vedo chiarezza nella politica delle alleanze (dove una settimana si parla di alleanza con Rifondazione, la settimana dopo di alleanza con l’Udc, sempre comunque considerando la questione della costruzione di una alternativa al centrodestra come un problema da risolvere col pallottoliere). Per questo – pur continuando a frequentare l’ “area Marino” e a sentirmene parte – ho sottoscritto il manifesto proposto da Veltroni: non certo per aderire a una sua corrente, che egli stesso esclude di voler costituire (come lo escluse Ignazio Marino l’anno scorso durante la campagna congressuale), né tanto meno per minacciare scissioni, ma per esprimere la grave preoccupazione di fronte all’inconcludenza di questo “navigare a vista”, per affermare l’assoluta necessità di maggiore chiarezza, coraggio e incisività della nostra proposta politica, se vogliamo offrire qualche speranza ai molti che oggi sono delusi dall’evidente fallimento del progetto berlusconiano. E ancora: per evitare il progressivo abbandono del Pd da parte di tutti coloro – popolari, liberali, repubblicani – che nel 2007 e 2008 vi hanno aderito sul presupposto che fosse un partito diverso rispetto a quello dei DS. Per rilanciare il disegno di un grande partito capace di unire al suo interno tutti i fautori di un riformismo progressista e liberale.
Qualcuno ha voluto vedere nel movimento suscitato dal manifesto di Veltroni una connotazione prevalentemente “popolare”, ovvero di ispirazione cattolica. Non è così: il Partito democratico a cui si riferisce il manifesto o sarà profondamente laico, cioè capace di essere terreno di unità d’azione tra credenti e non credenti, cattolici, socialisti, radicali e liberali, o non sarà: avrà fallito la propria missione essenziale. Certo, il manifesto pubblicato in questi giorni mira anche – col rilanciare l’idea originaria del Pd – a creare le condizioni perché tanti cattolici “popolari” non escano dal partito; ma non certo per imprimere una connotazione cattolica al partito stesso, bensì al contrario per ribadirne la connotazione laica, nel senso proprio del termine (laicità come metodo indispensabile per consentire la cooperazione politica per il bene comune tra persone di fedi e ideologie diverse). E poiché Ignazio Marino condivide pienamente sia questa visione della funzione essenziale del Pd, sia la preoccupazione grave per il suo difetto di chiarezza e incisività programmatica, credo che sarebbe molto opportuna – se non un’adesione dello stesso Ignazio Marino al manifesto di Veltroni – sicuramente l’esplicitazione di una sua convergenza sostanziale con il manifesto per entrambi questi aspetti.
Per parte mia, farò del mio meglio affinché questa convergenza si verifichi, perché sono convintissimo che essa sia possibile e che essa sia indispensabile per il rilancio dell’iniziativa del nostro Partito. Ciò che potrebbe impedirla sarebbe soltanto la non condivisione, da parte di credenti e non credenti democratici, del principio di laicità di cui ho scritto sopra; ma se di questo si trattasse, ciò segnerebbe davvero l’impossibilità stessa del progetto del Pd. (p.i.)