NON È AFFATTO VERO CHE I CINQUANTENNI E I SESSANTENNI, SE CONTINUANO A LAVORARE, RIDUCONO LE OCCASIONI DI LAVORO PER I GIOVANI
Infografica tratta dall’Annual Meeting Mida, 18 febbraio 2013 – In argomento v. anche la relazione tenuta al convegno organizzato a Milano il 10 dicembre 2012 dall’Associazione degli Ex-Parlamentari della Repubblica
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LA MISURA CHE È COMUNEMENTE INDICATA COME BASIC INCOME PRESENTA COSTI CHE IL SISTEMA ITALIA OGGI NON SAREBBE IN GRADO DI SOSTENERE – LA DIVERSA MISURA VOLTA A GARANTIRE UN REDDITO MINIMO A CHI NON ABBIA ALTRI REDDITI È MOLTO MENO COSTOSA, MA DEVE ESSERE ACCOMPAGNATA DA UNA ASSISTENZA INTENSIVA NEL MERCATO DEL LAVORO
Intervista a cura di Anna Guida pubblicata sul sito Larepubblicadeglistagisti, 27 marzo 2013 – In argomento v. anche l’articolo di Tito Boeri e Roberto Perotti pubblicato su lavoce.info il 5 marzo 2013
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L’UE SEMBRA ACCETTARE LA VIA DEGLI “ACCORDI CONTRATTUALI” A TEMPO PER LA RIPRESA DEI PAESI IN DIFFICOLTA’: UNA SCELTA OBBLIGATA PER L’ITALIA, SE VUOLE TORNARE A CRESCERE – PER QUESTO SERVONO LEADER POLITICI CREDIBILI A BRUXELLES: PROPRIO QUELLO CHE CI MANCA, SE RINUNCIAMO A MARIO MONTI
Articolo di Maurizio Ferrera pubblicato sul Corriere della sera dell’11 marzo 2013
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DI COSA PARLIAMO QUANDO DICIAMO “REDDITO DI CITTADINANZA”? E CHE COSA LO DISTINGUE DAL “REDDITO MINIMO GARANTITO”? IL PRIMO NON FA DISTINZIONE TRA RICCHI E POVERI, E DI CONSEGUENZA HA UN COSTO ALTISSIMO; IL SECONDO É SELETTIVO, HA UN COSTO PIÙ CONTENUTO E POTREBBE INCORPORARE ALTRI SUSSIDI ESISTENTI
Articolo di Tito Boeri e Roberto Perotti pubblicato su lavoce.info il 5 marzo 2013
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URGE CHE IL GOVERNO APPROVI LA RIFORMA DELL’ISEE (INDICATORE DELLA SITUAZIONE ECONOMICA DEL NUCLEO FAMILIARE) – ESSA CONSENTIREBBE ALLO STATO DI RISPARMIARE 10-15 MLD L’ANNO COMBATTENDO SPRECHI ED EVASIONE, E COSÌ FINANZIANDO UN WELFARE NUOVO E PIÙ EQUO
Articolo di Maurizio Ferrera pubblicato sul Corriere della Sera del 3 febbraio 2013
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IL PRESIDENTE DELL’EUROGRUPPO PROPONE UN REDDITO MINIMO PER I DISOCCUPATI, CHE HANNO RAGGIUNTO LA MEDIA DELL’11 PER CENTO – QUESTA MISURA PUÒ PERÒ PRODURRE EFFETTI CONTROPRODUCENTI SE NON È ADEGUATAMENTE ACCOMPAGNATA DA SERVIZI E CONTROLLI
Lettera pervenuta il 13 gennaio 2013 – Segue la mia risposta
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LA PARTE DEL DOCUMENTO PRESENTATO DA MARIO MONTI COME PROGRAMMA PER LA PROSSIMA LEGISLATURA CHE PRESENTA LE MAGGIORI CONSONANZE CON LE MIE PROPOSTE
Capitolo 3 estratto dal memorandum Cambiare l’Italia, riformare l’Europa, proposto da Mario Monti, 23 dicembre 2012
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COME CORREGGERE LA STORTURA GENERATA DA UNA NORMA DEL 2010: L’IPOTESI SU CUI STA LAVORANDO IL GOVERNO E LA PROPOSTA DELL’ECONOMISTA
I termini della questione possono riassumersi come segue:
. – va preliminarmente chiarita la distinzione tra la ricongiunzione di periodi contributivi e totalizzazione: quest’ultima comporta soltanto la sommatoria degli importi versati, ai fini della determinazione del capitale sul quale verrà determinata la rendita vitalizia secondo il criterio di calcolo c.d. “contributivo”; la ricongiunzione, invece, consente di mantenere il sistema di calcolo della rendita vitalizia c.d. “retributivo”, cioè riferito alla retribuzione dell’ultimo periodo lavorativo (che in genere è molto più favorevole per la persona interessata, poiché l’ultima retribuzione è solitamente maggiore di quella percepita nelle fasi precedenti della vita lavorativa);
. – il problema di cui ci occupiamo qui riguarda la di periodi contributivi maturati presso istituti previdenziali diversi; non la possibilità di totalizzazione,
. – fino all’entrata in vigore della legge 30 luglio 2010 n. 122 (conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2010 n. 78), chi aveva lavorato sia nel settore pubblico (Inpdap) sia in quello privato (Inps) poteva ricongiungere i due periodi gratuitamente se in questo modo il criterio di valorizzazione dei contributi versati non era più vantaggioso (passaggio da Inpdap a Inps), oppure onerosamente, se il criterio era più vantaggioso (passaggio da Inps a Inpdap);
. – nel 2010 il comma 12-sexies dell’articolo 12 della legge n. 122, ha dato attuazione alla sentenza della Corte di Giustizia europea del 13 novembre 2008 (che aveva vietato la differenziazione dell’età di pensionamento delle donne rispetto a quella degli uomini nel settore pubblico), prevedendo l’aumento graduale a 65 anni; poiché questa disposizione avrebbe rischiato di provocare una forte migrazione dall’Inpdap all’Inps, dove la differenza di età pensionabile per le donne veniva mantenuta, il comma 12-septies dello stesso articolo 12 disponeva che le ricongiunzioni fossero onerose anche in questo caso, nonostante che il criterio di valorizzazione dei contributi presso l’Inps non fosse più vantaggioso rispetto all’Inpdap;
. – sugli aspetti equitativi della regola introdotta nel 2010 v. un intervento del ministro Fornero del 15 febbrtaio scorso; su alcune conseguenze irragionevoli prodotte da quella nuova regola, v. in questo sito il parere professionale espresso da A. Fortunat il 27 aprile scorso; si osservi, però, che – come è sottolineato nell’intervento del ministro – il problema si pone sempre soltanto per le vecchie generazioni, che hanno interesse a conservare il privilegio del calcolo “retributivo” della pensione (abolito dalla riforma Dini del 1995 per tutti coloro che abbiano incominciato a lavorare dopo il 1978, e abolito per tutti dalla riforma del dicembre 2011, in riferimento alle quote di pensione maturate dal 1° gennaio 2012): col passaggio al calcolo “contributivo” per tutti, per le quote di pensione che maturano dal 1° gennaio 2012, il problema andrà progressivamente scomparendo;
. – ora è allo studio del Governo una disposizione (che potrebbe essere contenuta anche in una circolare ministeriale interpretativa) in base alla quale potrebbero ottenere la ricongiunzione all’Inps gratuitamente tutti coloro che abbiano cessato la contribuzione all’Inpdap prima dell’entrata in vigore della legge n. 122/2010; ma questo non risolverebbe il problema di coloro che invece hanno cessato la contribuzione all’Inpdap dopo quella data;
. – alla Camera dei Deputati è allo studio un’ipotesi ulteriore molto ragionevole, oggetto di una proposta degli on. Giuliano Cazzola e Marialuisa Gnecchi, che prevede la possibilità di ottenere la ricongiunzione gratuita accettando che l’entità della pensione finale risulti dalla somma di quote di pensione maturate presso ciascun istituto previdenziale, ciascuna calcolata secondo il relativo regime;
. – su la Repubblica del 29 novembre 2012 l’economista Tito Boeri, con l’articolo riportato qui sotto, propone una terza soluzione possibile: una disposizione che consenta la ricongiunzione gratuita soltanto ai fini del conseguimento della pensione di vecchiaia, mentre chi chiede la pensione anticipata dovrebbe accettare il criterio di calcolo c.d. “contributivo”, rinunciando al criterio “retributivo”
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UNA FORMA ANOMALA DI PREVIDENZA AL TEMPO STESSO “COMPLEMENTARE” E OBBLIGATORIA, CHE PREVEDE ANCORA TRATTAMENTI PENSIONISTICI DETERMINATI SECONDO IL SISTEMA RETRIBUTIVO, CIOÈ COMMISURATI ALL’ULTIMA RETRIBUZIONE, INDIPENDENTEMENTE DALLA CONTRIBUZIONE COMPLESSIVA VERSATA, OSTACOLANDO IRRAZIONALMENTE LA MOBILITÀ DEL PERSONALE
Scheda informativa – redatta per rispondere a numerosi messaggi che mi pervengono in questi giorni dai lavoratori interessati – circa i motivi che hanno portato alla presentazione dell’emendamento (all’art. 23 del disegno di legge n. 3533, di conversione in legge del decreto legge 18 ottobre 2012 n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese) a prima firma di Tiziano Treu, sottoscritto da tutto il Gruppo Pd della Commissione lavoro del Senato, volto ad abrogare la norma istitutiva del Fondo Continua…
MENTRE LA DESTRA PROTEGGE I GRANDI PRIVILEGI, LA SINISTRA SI È TRASFORMATA IN PROTETTRICE DI QUELLI PICCOLI – DIFENDE PRIORITARIAMENTE I DIRITTI GIÀ ACQUISITI, A COSTO DI SACRIFICARE LA CREAZIONE DI OPPORTUNITÀ PER CHI DI DIRITTI NON NE HA
Editoriale di Roger Abravanel pubblicato sul Corriere della Sera del 10 novembre 2012 Continua…