ARTICOLO 18: UNA QUESTIONE SEMPRE APERTA E IL MODO MIGLIORE PER AFFRONTARLA E RISOLVERLA

L’INIZIATIVA LEGISLATIVA DI GIULIANO CAZZOLA SULLA DISCIPLINA DEI LICENZIAMENTI, LA CHIUSURA DEL CENTRO-DESTRA E QUEL CHE BOLLE NELLA PENTOLA DEL PD
 

L’iniziativa legislativa del vice-presidente della Commissione Lavoro della Camera Giuliano Cazzola (eletto come indipendente nelle liste del PdL) per la modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori riapre un dibattito che pareva sopito dopo il non expedit di Giulio Tremonti. Un lettore chiede che cosa ne penso e qual è la posizione del PD in argomento. Segue la mia risposta. In appendice il testo del progetto di legge di Giuliano Cazzola.

 

13 luglio 2008
Caro professor Ichino,

sono stato Suo allievo al “corso breve sui temi caldi del diritto del lavoro” organizzato dall’Università di Milano in collaborazione con Il Sole 24 Ore nel febbraio-marzo scorso e so che cosa Lei proponeva, in veste di professore, in materia di riforma della nostra disciplina dei licenziamenti. Oggi leggo sul Corriere della Sera che l’on. Giuliano Cazzola nei giorni scorsi ha rotto gli indugi della sua parte politica, presentando un progetto di legge per la modifica dell’art. 18.

L’idea di Cazzola mi sembra intelligente: rendere simmetrica – in caso di annullamento del licenziamento ‑ la possibilità di opzione per l’indennità di 15 mensilità al posto della reintegrazione, salvo il caso di licenziamento discriminatorio o di rappresaglia.

Ora le chiedo quattro cose: che cosa pensa della proposta di Cazzola nella Sua veste di studioso e opinionista; che cosa ne pensa nella sua veste attuale di senatore del PD; che cosa ne pensa lo stesso PD; se e quale iniziativa Lei e/o il PD intendete contrapporre a quella dell’on. Cazzola.

Conto, come sempre, su di una Sua risposta chiara, non in linguaggio politichese, e colgo l’occasione per salutarLa molto cordialmente, nel ricordo delle Sue bellissime lezioni dell’inverno scorso

S.L.

 

            Rispondo alle Sue quattro domande, unificando le prime due.

            1. – 2. – La proposta di Giuliano Cazzola delinea un intervento incisivo e al tempo stesso “minimalista”, apprezzabile per la sua semplicità (come era apprezzabile, per lo stesso motivo, il progetto di legge n. 6835/2000 presentato da Tiziano Treu e da numerosi altri parlamentari di centro-sinistra nel corso della XIII legislatura, che affidava in tutti i casi al giudice la scelta tra reintegrazione o indennizzo). Ma questa proposta ha il difetto di intervenire soltanto sulla disciplina del licenziamento e non sui cosiddetti “ammortizzatori”: questo la rende politicamente molto debole. Se approvata avrebbe il merito di ravvicinare il nostro ordinamento a quello della maggior parte degli ordinamenti europei e di ridurre la distanza tra la metà più protetta e la metà meno protetta della forza-lavoro italiana, rendendo il lavoro stabile più facilmente accessibile agli outsiders; ma probabilmente la maggioranza sarà molto riluttante a metterla davvero all’ordine del giorno, per non scatenare un nuovo conflitto politico-sociale sull’articolo 18, come accadde nel 2002-2003 (rinvio in proposito al mio articolo del marzo scorso, Il tabù e il ragionamento). Vedo dunque il rischio concreto che la proposta serva solo da bandiera ad alcuni parlamentari del centro-destra che la sottoscriveranno, ma non stimoli un passo avanti decisivo sulla via della soluzione di questo problema.

3. – Nel PD il progetto di legge di Giuliano Cazzola – presentato da pochissimi giorni – non è stato ancora oggetto di discussione: non posso dunque ancora dare una risposta specifica alla Sua terza domanda. Nel marzo scorso, però, il PD ha lanciato il proprio manifesto per una nuova politica del lavoro (Per dare valore al lavoro), nel quale è indicato come modello fondamentale “quello della migliore flexicurity europea” e si precisa che “questo significa coniugare il massimo possibile di flessibilità e adattabilità delle strutture produttive con la libertà delle scelte di vita e con il massimo possibile di eguaglianza di opportunità, di sicurezza e benessere per tutti i lavoratori, nessuno escluso”. Sul come concretamente realizzare l’obiettivo della flexicurity è in corso nel PD un confronto fra proposte e progetti in parte diversi, che si concluderà nella conferenza programmatica del prossimo autunno.

            4. – Quanto al contributo che sto portando io in questo dibattito, insieme a numerosi altri rappresentanti e dirigenti del PD, per brevità La rinvio al secondo paragrafo della scheda disponile nella sezione Le proposte, il cui titolo riassume il senso del progetto: “Per la riforma del diritto del lavoro: tutti assunti a tempo indeterminato, con un contratto più flessibile, ma con maggiore sicurezza nel caso di perdita del posto”. In estrema sintesi, il progetto consiste nel conservare l’articolo 18 soltanto per i licenziamenti disciplinari e quelli discriminatori o per rappresaglia, sostituendolo in tutti gli altri casi con una tecnica protettiva ispirata ai modelli nord-europei, per la quale il “filtro” delle scelte imprenditoriali in materia di licenziamento per motivi economici od organizzativi è costituito essenzialmente dal costo del licenziamento stesso. Nella scheda è indicato il costo di un sistema di questo genere a regime e come questo costo possa realisticamente essere collocato per intero a carico delle imprese, in cambio della flessibilità che viene loro offerta. Per l’esposizione compiuta della critica che muovo all’apparato sanzionatorio disposto dall’articolo 18 St. lav. in materia di licenziamenti “economici” od “organizzativi” e per un’analisi tecnico-giuridica precisa della tecnica protettiva che propongo di adottare al suo posto, rinvio alla prima e alla seconda lezione dedicate a questo tema nel “corso breve”  a cui Lei ha partecipato nell’inverno scorso, e a due miei saggi: Le questioni aperte in materia di licenziamento per giustificato motivo oggettivo e La stabilità e il valore dell’uguaglianza. L’intera questione sarà oggetto del seminario della nuova Scuola di Politica del PD, del quale terrò la relazione introduttiva a Bertinoro il 4 settembre prossimo. (p.i.)


Appendice – LA PROPOSTA DI LEGGE DI GIULIANO CAZZOLA
Articolo unico – Aggiungere al comma 5 dell’articolo 18 della legge n.300 del 1970 e successive modificazioni, dopo le parole “retribuzione globale di fatto”, il seguente periodo:
“Ferma restando la nullità dei licenziamenti discriminatori ai sensi di quanto stabilito dall’articolo 4 della legge 15 luglio 1966 n. 604, richiamato dall’articolo 3 della legge n.108 del 1990, è riconosciuta anche al datore di lavoro, soccombente in giudizio, la facoltà di corrispondere al prestatore di lavoro  una indennità pari a quindici mensilità di retribuzione globale di fatto in sostituzione della reintegrazione nel posto di lavoro”.  

 

 

DECRETO BRUNETTA: L’ASSENTEISMO ABUSIVO NON SI COMBATTE COSI’

ALCUNE NORME DAVVERO ASSURDE NEL “DECRETO BRUNETTA” (D.L. n. 112/2008)

La protesta di un medico pubblico contro alcuni contenuti davvero paradossali, molto mal congegnati, delle nuove misure contro l’eccesso delle astensioni dal lavoro per malattia nel settore pubblico. Segue la mia risposta.

8 luglio 2008
Gentile Prof. Ichino,
     desidero il Suo parere di giuslavorista sul D.L. n. 112 del 25/06/08, più noto come “decreto Brunetta”, in particolar modo per ciò che attiene all’art. 71, “ Assenza per malattia e per permesso retribuito dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni“.
     Non intendo fare alcuna valutazione politica sugli intenti del ministro su nominato, anche perché è chiarissimo il suo intento di : a) distruggere il servizio pubblico, b) di annullare per decreto molte
garanzie dei pubblici dipendenti, materia che dovrebbe essere  oggetto precipuo di contrattazione con le organizzazioni sindacali.

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NON C’E’ NULLA DI BIANCO NELLE MORTI BIANCHE

TRE PROPOSTE ETERODOSSE PER COMBATTERE GLI INFORTUNI SUL LAVORO

La denuncia di un rappresentante per la sicurezza e, nella risposta, alcune proposte non convenzionali su quel che si potrebbe fare subito e a costo zero, in alternativa alla pratica auto-assolutoria e inconcludente di emanare nuove leggi e proclamare scioperi.

 

6 giugno 2008
Giovedì 29 Maggio nel giro di poche ore sono morti sul lavoro 5 lavoratori. Quando questi poveri lavoratori muoiono, molte volte non si sa neanche il nome, come fossero solo dei numeri, invece non è così, sono persone in carne e ossa:

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“MA CHE RUOLO HA LEI OGGI NEL PD”?

L’IMPEGNO PER UN MOVIMENTO CAPACE DI PROMUOVERE LA NECESSARIA RIFORMA DEL DIRITTO DEL LAVORO E DEL SISTEMA DI RELAZIONI INDUSTRIALI

29 maggio 2008

Egregio prof Ichino,

ho sempre letto molto volentieri i Suoi articoli sul Corriere e mi dispiace molto leggere ora il Corriere e non trovare la Sua firma. Ho sempre votato la sinistra ma dopo la delusione del Governo Prodi mi sono decisa a votare Berlusconi. E mi è dispiaciuto molto vederla candidato nel PD.
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SULLA VICENDA DELLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE LAVORO DEL SENATO

22 maggio 2008
Egregio professor Ichino,
quando ho visto che Veltroni non la ha scelta quale Ministro ombra del Lavoro, ho sperato che ciò volesse indicare che vi fosse la concreta possibilità che lei venisse scelto quale presidente della Commissione Lavoro del Senato.
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NULLAFACENTI: LE SCIABOLE DEL MINISTRO BRUNETTA E I TERMINI REALI DEL PROBLEMA

15 maggio 2008
Gentile Professore, il tintinnar di sciabole che le dichiarazioni di guerra del Ministro Brunetta evocano  mi spinge a sottoporLe alcune considerazioni che, da un osservatorio privilegiato,  non posso fare a meno di formulare.

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PER PIACERE, CI RIPENSI

Tra ieri e oggi, 25 aprile, ho ricevuto molte centinaia di messaggi di lettori ed elettori, dei quali circa due terzi favorevoli alla mia scelta di non aderire alla proposta di Silvio Berlusconi di assumere la carica di ministro del Lavoro nel suo futuro Governo; negli altri messaggi si esprime invece contrarietà e persino talvolta delusione. Scelgo tra questi ultimi la lettera che segue; ma la risposta è ovviamente rivolta  anche a tutti gli altri.

Caro Ichino,
ho appreso dal Corriere di questa mattina il suo diniego a partecipare ad un governo Berlusconi. Peccato, forse era veramente giunto il momento di voltare pagina rispetto “ad immobilismi di destra e di sinistra che tanti danni hanno fatto e rischiano ancora di fare al sistema economico italiano”.

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PERCHE’ GLI IMPRENDITORI DI SILICON VALLEY NON INVESTONO IN ITALIA

18 aprile 2008
Caro Ichino,
dopo circa 12 anni negli USA sono da poco tornato in Italia: continuo a collaborare a distanza con la mia società, che è in California. […]
Perché gli imprenditori di Silicon Valley non investono in Italia? Nemmeno quelli italiani? Ne ho conosciuti tanti. Prenda Logitech, colosso delle periferiche per computer (2 miliardi di fatturato, 7500 dipendenti), fondata da italiani. A un incontro con il CEO (Guerrino De Luca, un italiano) l’anno scorso gli abbiamo chiesto se pensa mai di investire in Italia. Le lascio immaginare la risposta.
Prendo spunto dalla sua presentazione Hire your best employer per sottolineare due cose.
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SONO INDECISA: COL MIO VOTO SALVO ME O MIO FIGLIO?

11 aprile 2008
Caro Professore,
a 4 giorni dal voto sono indecisa: salvo me o mio figlio? Mi aiuti.
Io: dipendente pubblica a 1150 euro al mese, senza speranze di pensione, a contatto giornaliero con i nullafacenti che lei conosce bene e con i sindacati-sindacalisti che li proteggono.
Mio figlio: alcuni anni fa, quando ne aveva 30, ha fatto (con entusiasmo e benedicendo la fortuna) l’operatore in un call center a 60 km da casa. Continua…

LA SOLIDARIETA’ DI COMMUNITAS E IL DISSENSO DI MASIA

8 aprile 2008
L’associazione Communitas 2002 ed il Circolo on-line PD Communitas, esprimono la più ampia solidarietà al giuslavorista Pietro Ichino, indicato come responsabile dei morti sul lavoro dai brigatisti presenti nell’aula della prima Corte d’Assise di Milano.

Si rammaricano inoltre che recentemente in una riunione di alcune associazioni uliviste con strenua determinazione sia stato indicato il prof. Ichino come figura negativa nel panorama delle candidature del PD alle prossime elezioni.

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