POVERTÀ, SALARIO MINIMO, SETTIMANA DI 4 GIORNI E JOBS ACT

Il punto sui quattro temi caldi della politica del lavoro e del welfare del Governo e del Pd: terreno di confronto assai significativo tra le politiche di Giorgia Meloni ed Elly Schlein

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Intervista a cura di Maria Scopece, pubblicata su Policy Maker Magazine
il 13 marzo 2023 – In argomento v. anche La settimana cortissima, la produttività e i salari Continua…

IL PD HA BISOGNO DI UNA POLITICA DEL LAVORO

Dal 2018 il Partito Democratico è afono su temi cruciali come quello della difficoltà crescente delle imprese per trovare il personale, dell’arretratezza delle politiche attive del lavoro, dell’adeguamento dei salari alle differenze del costo della vita effettivo – Ma le divergenze irrisolte in seno al partito riguardano anche altre materie

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Intervista a cura di Alessandra Ricciardi, pubblicata su Italia Oggi il 23 febbraio 2023 – In argomento v. anche L’ambivalenza del Pd sul JKobs Act: ivi il link che consente di risalire ai post precedenti sullo stesso tema
Continua…

LA SETTIMANA CORTISSIMA, LA PRODUTTIVITÀ E I SALARI

L’idea della distribuzione dell’orario settimanale su quattro giorni va sperimentata, ma come opzione a disposizione dell’impresa e di chi può esservi interessato; non come modello di organizzazione imposto inderogabilmente

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Intervista a cura di Giuseppe Centore, pubblicata su
la Nuova Sardegna il 5 febbraio 2023 – In argomento v. anche il mio articolo del 18 febbraio 2022, La settimana corta dei belgi e i confini del lavoro dipendente Continua…

ANCORA SUL LIVELLO BASSO DELLE RETRIBUZIONI ITALIANE

Occorre favorire in tutti i modi il trasferimento dei lavoratori dalle imprese marginali a quelle più produttive – Sono centinaia di migliaia i posti di lavoro che potrebbero essere attivati subito, se solo fossimo capaci di far funzionare i servizi di informazione e formazione mirata necessari

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Intervista pubblicata dai quotidiani del Gruppo
Quotidiano Nazionale il 10 gennaio 2023 – In argomento v. anche la mia intervista dell’ottobre scorso su Come si può rendere più produttivo il lavoro degli italiani   Continua…

SUL FUTURO DEL REDDITO DI CITTADINANZA

Troppi esponenti della sinistra italiana non hanno mai capito l’importanza delle politiche attive del lavoro. Non ci hanno mai creduto, hanno sempre prediletto le politiche passive: il sostegno del reddito ai disoccupati e basta

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Intervista a cura di Alessandra Ricciardi per Italia Oggi, 30 novembre 2022 – In argomento v. anche
Perché e come il reddito di cittadinanza va corretto
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PERCHÉ E COME IL REDDITO DI CITTADINANZA VA CORRETTO

Qualsiasi forma di sostegno del reddito dei disoccupati ha un effetto depressivo sulla propensione media al lavoro degli stessi se non è accompagnata da una assistenza personalizzata e da una effettiva condizionalità – C0me queste possono credibilmente configurarsi

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Intervista a cura di Pietro De Leo pubblicata su
Libero il 22 novembre 2022 – In argomento v. anche la mia intervista del 27 ottobre a Italia Oggi, Far funzionare il mercato del lavoro
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FAR FUNZIONARE IL MERCATO DEL LAVORO

Perché il sostegno del reddito ai bisognosi non incentivi il lavoro nero e non deprima la partecipazione al mercato del lavoro regolare è indispensabile attivare i percorsi di formazione mirata alle centinaia di migliaia di posti di lavoro che le imprese non riescono a coprire per mancanza delle persone idonee

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Intervista a cura di Alessandra Ricciardi pubblicata su
Italia Oggi il 27 ottobre 2022 – In argomento v. anche Restano inutilizzati grandi giacimenti occupazionali
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COME SI PUÒ RENDERE PIÙ PRODUTTIVO IL LAVORO DEGLI ITALIANI

Nell’immediato, le sole misure efficaci sono quelle che favoriscono la migrazione dei lavoratori dalle imprese meno produttive a quelle più efficienti, anche attraverso interventi di formazione mirata; ma decisivo sul piano strategico è migliorare profondamente soprattutto il sistema scolastico, oltre a quello della formazione

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Intervista a cura di Gianluca Cavicchioli, in corso di pubblicazione sull’organo dell’Unione Provinciale Agricoltori di Siena, ottobre 2022 – In argomento v. anche l’intervista
In che cosa si concreta oggi l'”intelligenza del lavoro”
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LA SCELTA DEL PD, NEL 2011, DI APPOGGIARE MONTI

Nel 2011 la finanza pubblica italiana era sull’orlo del default: era chiaro a tutti, dal Pd al PdL, che la situazione era drammatica e che per uscirne erano indispensabili misure politicamente possibili solo se prese da uno schieramento bi-partisan; andare alle elezioni anticipate in quella situazione sarebbe stata una follia

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Intervista a cura di Lorenzo Giarelli
rilasciata il 24 agosto 2022, pubblicata parzialmente nel numero di settembre 2022 di Millennium, mensile del Fatto quotidiano – È online anche, in formato PDF, l’intero servizio nel quale l’intervista è stata inserita – In argomento v. pure La lettera della BCE al Governo italiano, del 5 agosto 2011
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I CATTIVI SERVIZI DELLA STAMPA ALLA CULTURA DEL LAVORO

Il mercato del lavoro italiano soffre di un difetto diffuso di senso civico, ma anche della diffusione di molti luoghi comuni, cui troppo sovente la stampa contribuisce acriticamente – Qui, pur nel contesto di una intervista del tutto corretta sul piano deontologico, l’esempio di due luoghi comuni che ricorrono con frequenza

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Intervista a cura di Danilo Renzullo pubblicata su
il Tirreno il 9 ottobre 2022 – In argomento v. anche Quanti luoghi comuni sul lavoro dei rider

 

Per Ichino, docente di diritto del lavoro all’università statale di Milano, la legge serve a combattere il lavoro non regolamentato, ma non basta. Occorre anche una nuova cultura del lavoro. Accompagnata da misure, come la riduzione della circolazione del  contante, che secondo il giuslavorista porterebbero a contrastare quasi «naturalmente» alcune storture del mercato del lavoro.

Professor Pietro Ichino, il lavoro nero sottopagato e non regolamentato è ancora una piaga. Cosa non ha funzionato nell’ordinamento italiano?
Il senso civico diffuso, nel nostro Paese, è a livelli nettamente inferiori rispetto al resto d’Europa. E a livelli inferiori è anche l’efficienza dei servizi ispettivi.

Leggi, sanzioni e controlli (scarsi) sono strumenti che possono combattere questi fenomeni?
La legge non può tutto. Però una misura efficacissima per combattere il lavoro nero e più in generale l’evasione fiscale ci sarebbe.

Quale?
Ridurre drasticamente la circolazione del contante abbassando progressivamente a 100 euro il limite dei prelievi Bancomat; imporre che qualsiasi salario od onorario venga pagato a mezzo bonifico; riconoscere a qualsiasi persona, anche agli immigrati, il diritto ad aprire un conto corrente bancario gratuito.

Ma siamo in Italia, non in Olanda o in Gran Bretagna.
Però dobbiamo allinearci al nord-Europa. Per questo occorre anche una grande campagna per convincere gli italiani che pagare tutto con la “moneta di plastica”, anche il caffè al bar e il giornale all’edicola, è un atto civico e di grande modernità, mentre l’uso del contante è roba del secolo scorso, che oggi serve solo ai malavitosi

Ieri, a Firenze, un gruppo di 22 lavoratori pachistani impiegati nella filiera del tessile ha protestato contro le grandi griffes a seguito di un licenziamento di massa. Protestavano per paghe più dignitose. Siamo al lavoro e ai lavoratori usa e getta?
Un licenziamento collettivo fa notizia; un’azienda che apre, no. È ora che anche la stampa incominci a fare la sua parte per evitare che si diffonda una visione distorta di quello che accade nel tessuto produttivo.

Intende dire che in Italia c’è anche un problema di cultura del lavoro?
Sì. E che i giornalisti ne hanno qualche responsabilità per il modo selettivo e superficiale con cui diffondono l’informazione sul lavoro.

Ieri a Firenze si sono svolti i funerali di Sebastian Galassi, 26 anni, l’ennesimo rider morto mentre consegnava pizze. Lei ha sottolineato che ci sono troppi luoghi comuni in questo settore e che non bisogna criminalizzare le piattaforme che somministrano questo tipo di lavoro.
Il caso di Galassi è tragico. Ma purtroppo non è una peculiarità del lavoro dei rider: metà degli infortuni sul lavoro accadono sulle strade. E poi, a proposito di luoghi comuni, lo è anche l’espressione “l’ennesimo rider morto mentre consegnava pizze”. Il solo altro caso che conosco riguardava un dipendente amministrativo dell’impresa titolare della piattaforma e non un rider.

Questo settore può rappresentare un’occasione per giovani e giovanissimi o anche per chi, in età avanzata, si trova improvvisamente senza un impiego?
Sì. Ma quello del rider è un lavoro con un bassissimo livello di professionalità e di produttività, quindi anche di retribuzione. La vera protezione per chi vi è coinvolto sta nel garantirgli il percorso efficace verso lavori più produttivi e quindi meglio retribuiti.

Perché in Italia, a differenza di altri Paesi europei, non si riesce a strutturare le prestazioni dei “fattorini del cibo” come lavoro dipendente?
Perché in Italia prevale ancora l’idea che il lavoro dipendente possa essere misurato soltanto sulla base della sua estensione temporale.

Come incide il fenomeno della Great Resignation sul cambiamento del mondo del lavoro?
L’aumento delle dimissioni spontanee è la conferma del fatto che il mercato del lavoro, nel XXI secolo, è un luogo dove sono anche le persone a scegliersi l’impresa, e non solo viceversa.

E il fenomeno dello smart working?
Lo smart working è solo un segmento di lavoro dipendente svolto secondo la struttura del lavoro autonomo.

Il Jobs Act ha precarizzato ancora di più il mondo del lavoro?
Il rischio di licenziamento per i lavoratori è rimasto del tutto invariato, rispetto a prima del 2015. Il lentissimo aumento dei contratti a termine, che restano comunque intorno al 15 per cento del totale della forza-lavoro, era incominciato molto prima del 2015. Ed è comunque un fenomeno che investe tutti i Paesi occidentali.

Chi ci ha guadagnato e chi ci ha perso, dunque, col Jobs Act?
L’Italia, nel suo complesso, ci ha guadagnato perché ha finalmente armonizzato il proprio ordinamento del lavoro a quello del resto della UE. Ci ha perso solo il ceto degli avvocati, cui appartengo: con la legge Fornero del 2012 e il Jobs Act del 2015 il contenzioso giudiziale in materia di licenziamenti e di contratti a termine si è più che dimezzato.

 

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