SE NON E’ FAZIOSA, L’0PPOSIZIONE NON FA NOTIZIA

NEL DIBATTITO PARLAMENTARE SULLA FINANZIARIA IL PD HA SVOLTO UNA BATTAGLIA DI OPPOSIZIONE FORTE E INCISIVA, ANCHE SE CONSAPEVOLE DEI VINCOLI OGGETTIVI CHE SI IMPONGONO A QUALSIASI GOVERNO NEL CONTESTO ATTUALE – MA LA SOLA OPPOSIZIONE CHE “FA NOTIZIA” E’ QUELLA FAZIOSA E RISSOSA

Lettera pubblicata dalla Stampa il 19 luglio 2010

Caro Direttore, sulla Stampa di venerdì Luca Ricolfi, dopo avere illustrato molto convincentemente meriti e (prevalenti) difetti della manovra finanziaria approvata dalla maggioranza in Senato il giorno prima, ha accennato a quella che gli è apparsa una “imbarazzante inerzia” dell’opposizione in questo passaggio politico. Se riferita ad altre vicende e altre materie, non avrei avuto nulla da obiettare a questa notazione; ma poiché ho partecipato personalmente, come senatore, a questa prima fase della discussione della manovra in Parlamento, posso testimoniare che qui l’opposizione si è fatta sentire vigorosamente con i propri interventi e le proprie proposte di emendamento lungo tutte le cento ore di discussione molto tesa in Commissione e in Aula; fuori del Palazzo lo ha fatto con i modesti mezzi di comunicazione di cui i partiti di minoranza dispongono; e, in particolare, il Pd lo ha fatto, sia dentro sia fuori del Palazzo, su di una linea in larga parte coincidente con quella esposta dallo stesso Ricolfi nel suo editoriale.
     Così stando le cose, se un opinionista equilibrato e informatissimo come è Ricolfi ha percepito i partiti di opposizione e il Pd in particolare come inerti e afasici anche in questo passaggio politico, le spiegazioni possibili mi sembrano soltanto due. La prima è che lo strapotere televisivo del Presidente del Consiglio abbia determinato una sostanziale distorsione dell’informazione sulla vicenda della manovra finanziaria, facendo apparire inerti e afasiche forze politiche che – almeno in questa occasione – non lo sono state affatto. La seconda è che, indipendentemente dallo strapotere televisivo del premier, il meccanismo mediatico faccia sì che venga data notizia soltanto di un’opposizione “dura e pura”, “senza se e senza ma”, che si manifesta con rifiuti totali e indistinti, magari rafforzati da qualche rissa in Parlamento; quando invece, come ha fatto il Pd sulla manovra di Tremonti, l’opposizione propone ragionamenti, distingue ciò che è condivisibile da ciò che va rifiutato nelle scelte della maggioranza, facendosi carico dei vincoli oggettivi che nel contesto attuale si impongono a qualsiasi Governo, allora la cosa non fa notizia (anche perché è tecnicamente difficile cogliere la notizia, oltre che spiegarla al grande pubblico); quindi, fuori del Palazzo, quel fatto finisce coll’essere invisibile. In altre e più semplici parole: se Enrico Morando – invece che guidare in questa battaglia i senatori del Pd con la stessa onestà intellettuale, lo stesso rifiuto della faziosità e lo stesso rigore concettuale con cui Ricolfi fa il suo mestiere di opinionista – avesse urlato insulti e inscenato un tentativo di aggressione al capo-gruppo di maggioranza in Commissione, o al ministro Tremonti in Aula, tv e giornali avrebbero dato a questo fatto un rilievo infinitamente maggiore rispetto a quello (nullo) che è stato dato alle decine di suoi interventi pesantemente e incisivamente – ma non faziosamente – critici sulla manovra, svolti nei giorni scorsi.
     Forse entrambe le spiegazioni colgono un aspetto importante della realtà. In ogni caso, Ricolfi tenga conto del fatto che, se nei giorni scorsi fosse stato lui al posto di Enrico Morando a condurre la battaglia in Senato dai banchi dell’opposizione, anche i suoi interventi sarebbero stati ignorati dai media. Quindi, anche la sua opposizione sarebbe apparsa afasica e inerte.

 

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