LA MAGGIORE MOBILITÀ DELLE PERSONE, COME QUELLA DELLE IDEE, DEI BENI E DEI CAPITALI, COSTITUISCE UNO DEGLI EFFETTI PIÙ BENEFICI DELLA GLOBALIZZAZIONE, PER I PAESI DA CUI ESSE SI MUOVONO COME PER QUELLI DI DESTINAZIONE
Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 409, 11 ottobre 2016 – In argomento v. anche L’argomento imbattibile in difesa della globalizzazione
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Ha fatto scalpore la notizia di un aumento del 6 per cento, nel 2015 rispetto al 2014, degli italiani che hanno trasferito la propria residenza all’estero: 107.527. Quasi tutti i media l’hanno presentata come notizia negativa. La penso in modo un po’ diverso per almeno cinque ragioni. 1. Lo stesso aumento si osserva in tutti gli altri Paesi del mondo, anche nei più attrattivi. Il problema dell’Italia non è che due italiani su mille, per lo più eccellenti, emigrino, ma che non si registri un simmetrico aumento degli immigrati eccellenti. 2. Più di due terzi dei nostri connazionali che si trasferiscono oltralpe restano dentro i confini della UE, cioè di un continente che sempre più dobbiamo considerare tutto come casa nostra. 3. Proprio per favorire la mobilità in seno alla UE abbiamo istituito un regime di libera circolazione; e ancora per questo abbiamo impegnato milioni di studenti nel programma Erasmus; è assurdo, ora, dolerci perché queste misure stanno producendo proprio il risultato per cui le abbiamo adottate. 4. Quando un laureato italiano decide di lavorare all’estero, questo non significa necessariamente per il nostro Paese la perdita dell’investimento compiuto sulla sua istruzione: il più delle volte, invece, questo favorisce l’attivazione di un nuovo canale di comunicazione internazionale, quindi di nuove opportunità di scambio e nuove possibilità per l’Italia di attingere a esperienze utili. 5. Sta di fatto, comunque, che la probabilità di trovare un lavoro nel quale le proprie capacità siano meglio valorizzate aumenta esponenzialmente con l’aumentare del proprio raggio di mobilità: è dunque bene che anche gli italiani, come il 99 per cento restante dell’umanità, sfruttino le maggiori possibilità di spostarsi che oggi si offrono loro: questo è uno degli effetti benefici più importanti della globalizzazione. E continuerà a esserlo anche quando – speriamo presto – l’Italia diventerà un Paese più capace di valorizzare i propri talenti. E, se possibile, anche quelli altrui.
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