I 500 LAUREATI CALABRESI ECCELLENTI, CHE RISCHIANO DI ESSERE AVVIATI DALLA REGIONE ALLA NULLAFACENZA
COME SPRECARE I FONDI REGIONALI E DEL FONDO SOCIALE EUROPEO, ATTIVANDO NELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE CENTINAIA DI “STAGE” DELLA DURATA DI DUE ANNI, A MILLE EURO AL MESE, DI NATURA SOSTANZIALMENTE ASSISTENZIALE
Quella che segue è la lettera aperta inviata da me al Presidente della Regione Calabria Agazio Loiero il 14 gennaio 2009. Segue, nello stesso giorno, la risposta dell’on. Giuseppe Bova, Presidente del Consiglio regionale della stessa Regione, con una mia replica, nella quale formulo una proposta per raddrizzare questa iniziativa, decisamente iniziata male. A seguito di questo scambio, alla fine della seduta antimeridiana del Senato del 15 gennaio ho presentato una interrogazione parlamentare recante le firme – oltre alla mia – di Enrico Morando, Paolo Nerozzi, Antonio Rusconi, Marco Follini, Maria Pia Garavaglia e numerosi alrti senatori della Commissione Lavoro del Senato. Nel pomeriggio del 15 gennaio è pervenuta infine una risposta di Agazio Loiero, Presidente della Giunta Regionale, che è pubblicata qui dopo l’interrogazione. Seguono la lettera inviata al Corriere da alcuni dei giovani laureati calabresi partecipanti all’iniziativa e i messaggi su questo tema di uno studente calabrese e di un sindacalista. Numerosi interventi di altri stagisti interessati sul blog “Repubblicadeglistagisti”.
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REGIONE CALABRIA
Con la delibera 21 novembre 2007 n. 103 dell’Ufficio di Presidenza della Regione Calabria è stato approvato un bando di selezione pubblica per l’assegnazione di 250 “voucher formativi”, ciascuno dell’importo di 1000 euro mensili per 24 mensilità, nell’ambito del “Programma Stages” della stessa Regione, con uno stanziamento complessivo di 6 milioni di euro, rivenienti per metà dal bilancio regionale, per l’altra metà da contributi del Fondo Sociale Europeo. Nella detta delibera
– si prevede che i voucher medesimi costituiscano “riconoscimento d’eccellenza” e “incentivo alla residenzialità” per i migliori laureati calabresi di età non superiore ai 37 anni;
– si prevede inoltre che i voucher in questione vengano goduti in corrispondenza con l’attivazione di altrettanti stage presso amministrazioni pubbliche calabresi, previa partecipazione dei giovani interessati a un “percorso formativo di orientamento ed accompagnamento all’inserimento’ organizzato dalle Università calabresi sulla base di apposita convenzione con l’Ufficio di Presidenza della Regione.
Questa iniziativa della Regione Calabria appare difficilmente conciliabile non solo con la disciplina nazionale della materia dei tirocini formativi e di orientamento contenuta nell’articolo 18 della Legge 24 giugno 1997 n. 196 (c.d. Legge Treu), e con il relativo Regolamento, d.m. n. 142/1998, che fissano in 12 mesi la durata massima degli stage (consentendone una durata di 24 mesi soltanto per i portatori di handicap), ma soprattutto con la definizione stessa di stage di formazione e orientamento fatta propria dal nostro ordinamento nazionale e da quello comunitario.
È opinione generalmente condivisa dagli studiosi e dagli osservatori qualificati, in particolare da quelli operanti negli organi competenti della Commissione Europea, che iniziative del genere di questa della Regione Calabria ‑ per la loro durata eccessiva e per la mancanza di alcun nesso tra il contenuto del rapporto di stage che va a instaurarsi e gli sbocchi occupazionali effettivamente prospettabili ‑ lungi dall’incrementare la professionalità dei giovani interessati, abbiano l’effetto di male orientarli nel mercato, al contempo disincentivando la ricerca seria da parte loro di un’occupazione produttiva. Iniziative come questa creano, poi, i presupposti per una rivendicazione, al termine del biennio, di “sanatorie” con stabilizzazione in soprannumero rispetto agli organici delle amministrazioni pubbliche ospitanti, con conseguente creazione di nuovi posti di lavoro improduttivi.
L’iniziativa sembra perpetuare un antico e mai superato difetto delle politiche del lavoro praticate da decenni nel Mezzogiorno, indifferentemente da maggioranze politiche di destra e di sinistra, che contribuiscono ad alimentare il circolo vizioso del mercato del lavoro delle Regioni meridionali, tra sovradimensionamento e inefficienza delle amministrazioni pubbliche, insufficienza degli investimenti nei servizi e infrastrutture indispensabili, scarsa produttività delle imprese private, insufficienza della domanda di manodopera nelle strutture produttive, sfiducia dei giovani nella possibilità di trovare occupazione nelle strutture stesse e orientamento dei giovani stessi a privilegiare, nelle loro strategie, la ricerca del posto fisso in strutture pubbliche sovradimensionate come unica alternativa all’emigrazione.
Nel caso in cui Ella concordi con questa valutazione, Le chiedo se non ritenga opportuno e urgente (considerato che proprio in questi giorni si dovrebbe passare dal trimestre iniziale in sede universitaria alla costituzione dei rapporti di stage) adottare al più presto, di concerto con i Ministri del Lavoro e delle Politiche Comunitarie, le misure necessarie per evitare l’esito pesantemente negativo, altrimenti prevedibile, di questi stages in corso di avviamento.
Certo che Ella comprenderà la preoccupazione che anima questa mia lettera nonché l’interrogazione parlamentare che mi appresto a presentare sulla stessa questione, La ringrazio dell’attenzione e La saluto molto cordialmente
Pietro ichino
LA RISPOSTA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE CALABRESE, ON. GIUSEPPE BOVA
(E LA MIA RISPOSTA)
Gent.mo Prof. Ichino,
siamo rimasti fortemente sorpresi dall’interrogazione parlamentare da lei rivolta ai ministri del Lavoro e del Welfare, nonché al ministro per le Politiche Comunitarie, riguardo agli stage formativi per i migliori laureati attivati su iniziativa del Consiglio regionale della Calabria. [N.D.R.: L’interrogazione, in realtà, verrà presentata soltanto il giorno successivo, 15 gennaio: la risposta si riferisce alla lettera aperta che precede]
Il nostro stupore nasce da diverse ragioni. Ci domandiamo, innanzitutto, cosa l’abbia indotta a rivolgersi al Governo nazionale, che non ha alcuna competenza al riguardo, trattandosi di una procedura assolutamente inedita nel panorama italiano ed attivata grazie ad una legge regionale risalente al 2004, che in questa legislatura abbiamo provveduto a modificare ed attuare. Avrebbe, molto più semplicemente, potuto chiederci tutte le informazioni che riteneva opportune sullo spirito e le finalità di questa legge. Ci lasci dire che, se solo avesse fatto questo, probabilmente avrebbe evitato di sostenere tesi marcatamente superficiali e assai poco documentate.
Quello che lei definisce “sperpero” di fondi regionali e del fondo sociale europeo altro non è che il frutto di un profondo intervento sui costi della politica regionale. Abbiamo tagliato tre milioni di euro l’anno, sottraendoli alle spese per i gruppi politici e per i consiglieri. Quei soldi abbiamo inteso destinarli ai migliori giovani laureati, selezionati in maniera automatica e solo sulla base dei titoli in loro possesso, senza alcuna discrezionalità.¦lt;br /> Veda, professor Ichino, alla base di questa procedura vi è una convenzione che il Consiglio regionale ha stipulato con i tre rettori delle università calabresi. Sulla scorta di quell’accordo si è deciso di attivare un percorso formativo biennale che prevede ben mille e cinquecento ore di formazione annue, impartite dalle università, e tirocini teorico-pratici presso numerosi enti pubblici calabresi che ne abbiamo fatto espressa manifestazione d’interesse. Al termine di questo percorso di alta formazione, seguito in tutte le sue fasi dalle università, in raccordo con il Consiglio regionale, a ciascun partecipante verrà riconosciuto un credito formativo universitario analogo a quello assegnato per un master di secondo livello. Secondo lei, dare ai migliori giovani calabresi una simile opportunità di alta formazione, retribuita come un dottorato di ricerca, è uno sperpero? Nessuno, come avventatamente lei sostiene, è avviato alla “nullafacenza”. E’ disarmante e sconcertante che perfino una personalità prestigiosa come la sua cada nel classico luogo comune dei calabresi di manica larga, che sperperano risorse pubbliche e che vivono di assistenzialismo.¦lt;br /> Questi giovani laureati non scaldano la sedia, né verranno adibiti a mansioni dequalificanti. Ciascun ente che abbia manifestato interesse ha proposto al Consiglio regionale e al sistema universitario un progetto di alta formazione nel campo dell’innovazione della pubblica amministrazione. Sulla scorta di tale progetto, ciascun laureato avrà un proprio libretto formativo, curato dall’università, nel quale sarà dato conto “in progress” del progetto e dei risultati finali conseguiti. E’ una sfida anche per le pubbliche amministrazioni che investono sui giovani per rinnovarsi e adeguarsi a standard di efficienza ed efficacia che in Calabria, purtroppo, fino ad oggi non sono stati rispettati.
Nel bando di concorso vi è espressamente scritto che tale percorso formativo non potrà dar luogo, in nessun caso, a qualsiasi forma di lavoro subordinato o a progetto. Nessuno promette posti di lavoro né bacini di precariato. Nessuno ha mai ipotizzato alcuna “sanatoria”, ma ci si è limitati a tentare di offrire ai migliori giovani laureati un’opportunità per fare un’esperienza di alta formazione nella loro regione, anche al fine di arginare la piaga della “fuga dei cervelli”. Un problema sociale che priva la Calabria delle sue migliori intelligenze, costrette ancora oggi, nel 2009, ad emigrare
Proprio per sottolineare che semplicemente di una chance di formazione si tratta, e non di altro, abbiamo invitato alla cerimonia di consegna dei voucher la direttrice dell’American Academy in Rome: una calabrese di successo, che grazie al proprio talento e alle opportunità offerte dal sistema universitario statunitense è divenuta oggi una delle espressioni più alte della cultura americana in Italia.
Cosa c’è di male, allora, gentile professor Ichino, nel fatto che un ente pubblico come il Consiglio regionale della Calabria offra opportunità ai giovani, sostenga il sistema universitario e si sforzi di migliorare la qualità dei servizi della pubblica amministrazione? Siamo convinti che anche questa sia un’esperienza migliorabile e perfettibile, ma, francamente, non ci aspettavamo di doverci giustificare anche di questo. Evidentemente ci tocca lavorare ancora a lungo per sconfiggere quell’insopportabile pregiudizio generalizzato nei confronti della Calabria e dei calabresi: una malattia endemica che, ahinoi, riteniamo abbia fatto l’ennesima vittima illustre.
On. Giuseppe Bova
Presidente del Consiglio regionale della Calabria
Ringrazio il Presidente Bova di questa risposta molto tempestiva. Essa non è, però, altrettanto esauriente: anzi elude i quattro punti decisivi della questione. In particolare:
– essa nulla dice circa la durata abnorme di questi pretesi “stage”, addirittura doppia rispetto al termine massimo fissato dalla legge (ciò che configura una grave irregolarità, suscettibile di dar luogo alla contestazione di dissimulazione di effettivi rapporti di lavoro subordinato sotto l’apparenza di stage formativi);
– non spiega che senso abbia trattenere centinaia di laureati eccellenti per due anni presso le amministrazioni pubbliche calabresi, dal momento che – come il Presidente stesso assicura – non sarà presso le amministrazioni ospitanti che i giovani troveranno il lavoro vero, al termine del biennio;
– la lettera dell’on Giuseppe Bova non spiega a che cosa sia servito (e a che cosa potessero mai servire) per queste centinaia di laureati eccellenti i tre mesi iniziali di “percorso formativo di orientamento e accompagnamento all’inserimento”, da loro svolti e terminati proprio in questi giorni, trattandosi di un “percorso” del tutto indifferenziato e in nessun modo collegato alle specificità di ciascun singolo “progetto formativo”;
– la lettera non spiega, infine, quale senso abbia che questi pretesi “stage” formativi, destinati nominalmente ad addestrare i giovani interessati all’innovazione nelle amministrazioni pubbliche, si svolgano presso amministrazioni che tale innovazione non hanno ancora sperimentato: non sarebbe stato più logico, se questo fosse stato davvero lo scopo dell’iniziativa, inviarli presso amministrazioni di città, Regioni e Paesi all’avanguardia in questo settore, in modo che essi ivi attingessero il know-how e le professionalità necessarie, creando fin d’ora le condizioni perché al termine del (vero) stage svolto in quelle realtà lontane il giovane potesse tornare a mettere a frutto in Calabria – allora sì con un rapporto di lavoro vero e ben retribuito – le capacità acquisite?
Mi permetto di formulare una proposta: visto che la maggior parte degli stage in questione risulta non essere stata ancora attivata, si potrebbe dimezzarne la durata, utilizzando i 12.000 euro residui per finanziare la permanenza del giovane stagista per quattro o sei mesi presso un’amministrazione municipale o provinciale del nord-Europa (ma anche austriaca, francese o svizzera) particolarmente interessante dal punto di vista della innovazione amministrativa. Allora sì che, oltre alla compatibilità con la disciplina legislativa della materia, si recupererebbe un vero contenuto formativo di questi stage, (p.i.)
LA LETTERA DEL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE AGAZIO LORIERO
pervenuta nel pomeriggio del 15 gennaio 2008
ho appreso con stupore, non tanto dell’interrogazione parlamentare che ha inteso rivolgere ai ministri del Lavoro e del Welfare e al ministro per le Politiche Comunitarie riguardo agli stages formativi per i migliori laureati attivati su iniziativa del Consiglio regionale della Calabria, quanto della lettera aperta che Ella, sul suo blog, ha voluto rivolgere direttamente a me.
Come ben sa, la mia Regione, fin dalla sua nascita, per ragioni storiche che qui non serve evocare, dal punto di vista istituzionale, amministrativo e contabile è suddivisa in due realtà separate: la Giunta, che io presiedo, che ha sede a Catanzaro e il Consiglio che ha sede a Reggio Calabria ed è dotato di un proprio bilancio, di una propria autonomia amministrativa e finanziaria e di un proprio personale. Per la parte dell’indirizzo politico-amministrativo, il Consiglio regionale è retto da un Ufficio di presidenza formato, oltre che dal presidente Bova, da due esponenti della maggioranza e da due dell’opposizione.
Non a caso, la risposta al Suo intervento è giunta dal presidente Bova, nella sua duplice qualità di presidente del Consiglio regionale e di presidente dell’Ufficio di presidenza dello stesso.
Non sfugge il fatto che il sottosviluppo e la conseguente disoccupazione, in particolare quella giovanile, rappresentano i più seri problemi della regione che governo. Si tratta di una disoccupazione il più delle volte estremamente qualificata (laureati, specializzati), cui fa seguito, drammaticamente, la fuga dei nostri migliori talenti.
Ebbene, lo scopo, la finalità di questa iniziativa è direttamente legata al desiderio di correggere questa nociva tendenza, che mina direttamente alle gambe del nostro sviluppo, sottraendoci le nostre migliori energie ed eliminando ogni possibilità di riscatto sociale.
A ogni modo, ho colto positivamente lo spirito con cui Ella ha inteso porre un monito sul merito di questa opportunità formativa e sarà mia cura chiedere al presidente Bova di voler predisporre ogni tipo di verifica di carattere giuridico, riguardo la “praticabilità” di tale provvedimento.
Un’ultima cosa mi preme infine sottolineare. Come ha già risposto lo stesso presidente Bova, le risorse messe in campo per il progetto formativo sono il frutto di un profondo taglio sui costi della politica regionale, che ha portato a risparmi, a regime, per tre milioni di euro l’anno, sottratti alle spese per i gruppi politici e per i consiglieri.
Non mi pare una cosa da poco che il denaro che, prima d’ora, a torto o a ragione, veniva impiegato per la tanta vituperata “casta”, oggi sia impiegato per i nostri giovani laureati.
Con stima
Parecchio sgomento ha suscitato tra i beneficiari dei voucher offerti dal Consiglio Regionale della Calabria la severa posizione espressa in merito dal Senatore Ichino e trasposta nei contenuti – si apprende oggi – di una recentissima interrogazione parlamentare.
Si coglie in particolare nelle parole del noto giuslavorista un ingiustificato ed incomprensibile scetticismo nei confronti del programma attivato dal Consiglio Regionale, fondato esclusivamente sulla pretesa non riconducibilità del contenuto del progetto, per come immaginato dalla Regione, nei confini legali degli stages formativi.
Orbene, al di là dell’etichetta impressa dal Consiglio Regionale a tale iniziativa, mediaticamente battezzata come “Programma Stages”, non v’è dubbio che la stessa presenti dei caratteri del tutto peculiari che trovano preciso fondamento, quanto alla forma, in una legge regionale del 2004, e, per quel che più conta, nella sostanza, nell’assetto sociale e occupazionale della realtà calabrese. L’iniziativa infatti mira – per come testualmente riferito nella citata legge – a “promuovere un percorso di eccellenza finalizzato ad attrarre e a trattenere risorse umane ad alto potenziale, incentivando la residenzialità in Calabria dei giovani (…) che abbiano capacità e competenze necessarie per lo sviluppo del tessuto sociale ed economico della Regione”.
Non si comprende dunque come il senatore Ichino supporti l’opinione demolitrice secondo cui si tratterebbe di “iniziative fasulle di formazione professionale”, finalizzate in buona sostanza a realizzare forme illegali di mera “assistenza, dannose per il funzionamento del mercato del lavoro e per gli interessi professionali degli stessi giovani coinvolti”. Pare proprio che simili affermazioni traggano origine dai più risalenti pregiudizi e radicati luoghi comuni con i quali quotidianamente deve fare i conti la realtà occupazionale calabrese.
L’opportunità offerta è invece fortemente innovativa, intendendo il Consiglio Regionale da un lato incentivare l’arricchimento del nostro bagaglio professionale e culturale e, dall’altro, metterlo al servizio delle amministrazioni locali, scongiurando così il perpetuarsi del triste fenomeno della emigrazione delle più brillanti intelligenze del Meridione. Attraverso un percorso strutturato su due livelli. Il primo, formativo, rivolto a fornire ai partecipanti gli strumenti giuridici e tecnici propedeutici all’inserimento nelle pubbliche amministrazioni. Il secondo, pratico operativo, mediante la collocazione, secondo i profili curriculari e professionali di ciascuno, presso le amministrazioni che hanno manifestato l’interesse a giovarsi della nostra alta professionalità garantendo un progetto professionale qualificato e d’alto profilo.
Nessuno peraltro pretende che tale esperienza sia finalizzata ad una futura assunzione, poiché, come è ben noto, l’accesso ai Pubblici Uffici, persino in Calabria, avviene solo per concorso pubblico.
Precisato ciò, è risibile oltre che offensivo, definirci dei “superstagisti a paga doppia avviati alla nullafacenza”.
Quello che ci viene corrisposto è un “premio d’eccellenza”, inferiore peraltro nell’importo ad una borsa di dottorato o ad un classico contratto a progetto, ed idoneo perlopiù a coprire, soprattutto per quanti (molti) viaggeranno per recarsi presso le amministrazioni più decentrate, le spese “vive”.
Sono dunque queste le ragioni che ci hanno spinto ad aderire con entusiasmo e speranza all’iniziativa inedita e fortemente innovativa del Consiglio Regionale, offrendo quale contropartita il nostro impegno e la nostra brillantezza ad una terra che non accettiamo di vedere per l’ennesima volta raccontata secondo schemi obsoleti di clientele e cieco assistenzialismo.
ALTRE LETTERE
LEI, INVECE, CHE COSA FAREBBE?
Lettera ricevuta il 15 gennaio 2009
Chiar.mo Prof. Ichino,
sono uno studente calabrese e Le scrivo in merito al Suo internvento sugli stages promossi dalla Regione Calabria. Sostanzialmente sono concorde nel ritenere che la misura promossa non sia di natura formativa ma impiegatizia, non renda un utile servizio alla formazione dei laureati coinvolti ( credo semmai saranno i laureati a formare una parte dei dipendenti della Regione) e sia stata progetta con molti difetti ( l’età massima di 37 anni e via discorrendo…).
Detto questo, cosa farebbe Lei, in quanto deputato ed esperto del mondo del lavoro, per promuovere il lavoro di natura privata nella mia Regione?¦lt;br /> Ancora ricordo il suo intervento nella sede CGIL di Milano, un paio di anni fa, in occasione del Forum Economia e Società Aperta ed anche lì la Sua analisi sulla flessibilità nel mercato del lavoro e sul lavoro in generale mi sembrava non tenesse conto dell’influenza della criminalità organizzata su molte realtà meridionali e sulla Calabria in particolare.¦lt;br /> Io non sono un esperto dei Suoi studi sul mercato del lavoro ma mi pare che la Sua analisi abbia come preusupposto l’ambiente economico lombardo o settentrionale in cui non vi è un’emergenza criminale, il che rende i modelli da Lei proposti difficilmente attuabili poichè priverebbero i più deboli tra i cittadini meridionali dei pochi diritti di cui sono almeno titolari. Non so se Lei ne è al corrente ma in Calabria la legge non è uguale per tutti ma per i potenti è “più uguale”, così come i diritti riconosciuti dalla legge non sono tali ma semmai favori. Non si potrà mai parlare di riforme o di eliminare la piaaga dell’assistenzialismo se prima non verrà risolto il problema della giustizia, settore in cui lo Stato latita da 150 anni.
La ringrazio per la cortese attenzione,
V.V.
Per ora, disponendo soltanto di pochi minuti, mi limito a rinviarLa a un mio saggio di dieci anni or sono: “La strategia confederale per un mercato del lavoro trasparente, sicuro e aperto a tutti”. Se vorrà scrivermi le sue opinioni ed eventuali critiche e obiezioni, le leggerò con grande interesse e Le risponderò.
QUESTI BRILLANTI LAUREATI CALABRESI RISCHIANO DI PERDERE DUE ANNI
Lettera ricevuta il 16 gennaio 2009
Gentile professore,
nella mia storia politica, sono un ex comunista ed un ex dirigente regionale della cgil trasporti, mi sono trovato a non condividere gran parte delle sue posizioni sul lavoro. Oggi però, navigando su internet mi imbatto su una sua presa di posizione chiara e netta, che condivido pienamente.
Sono daccordo con Lei che questi brillanti laureati calabresi rischiano di perdere due anni della loro possibilità di formazione poichè in Calabria è risaputo non esserci nella pubblica amministrazione una così elevata struttura che possa formare nuovi dirigenti. Altro sarebbe stato se quegli stessi laureati fossero stati inviati in sedi dove è possibile apprendere nuovi sistemi e poi trasferirli nella regione. Questo però non poteva essere fatto perchè a quel punto doveva essere prevista la loro assunzione nelle pubbliche amministrazioni calabresi. Sono altresì daccordo con Lei quando sostiene che questi laureati alla fine dei due anni chiederanno di essere definitivamente occupati. Dico ciò perchè la storia delle assunzioni presso la Regione calabria, e nella stragrande maggioranza degli enti locali ed enti regionali, dalla sua costituzione, sono avvenute senza concorso, anzi nell’ultima legislatura è stato fatto un concorso per laureati. Ma la cosa che io non condivido nella lettera del presidente del consiglio regionale,che si meraviglia della sua interrogazione, è quando sostiene che Lei insorge su una questione che non è mai stata fatta in nessuna parte del Paese e che dà la possibilità ad un numero di laureati di poter rimanere in Calabria. Come? se non è prevista la loro assunziuone? E i laureati che negli ultimi anni sono stati costretti ad emigrare? Lo sa il presidente del consiglio che la grandissima maggioranza ,di quei brillanti laureati nelle università calabresi , che attualmente hanno trovato lavori precari fuori della propria regione, vivono con meno di quello che la Calabria ha previsto per i propri stagisti per 24 mesi, e che purtroppo ancora devono essere sostenuti economicamente dalle famiglie? Mi auguro che la Sua interrogazione abbia esito positivo e che la Regione rinsavisca ed eviti una ulteriore illusione data a giovani che devono contare sulle proprie capacità, sapendo che tutti bisogna adoperarsi per creare in questa regione occasioni di lavoro che consentano ai nostri giovani di lavorare nella propria terra.
A.T.